Esistono dei Ramen così buoni e famosi dove, ogni giorno, da anche mezzora prima dell’apertura i giapponesi iniziano a mettersi in fila.
La cosa simpatica è che un ramen si finisce in 10-15 minuti nonostante magari ne si ha aspettati il doppio.

Tra questi ce ne sta uno un po’ fuori Tokyo, consigliatoci da un altro chef di ramen dall’altra parte della città (quello del ramen allo yuzu, foto postata qualche settimana fa).

Arriviamo davanti al locale alle 10:30. Il localetto minuscolo apriva alle 11. Non c’è nessuno fuori, solo un signore che aspetta seduto nella panchinetta vicino alla porta e i cuochi che ogni tanto escono e rientrano (indossano una maglietta su cui era scritto una cosa tipo “No Ramen no Life”)
“Mah”, pensiamo, e ci facciamo un giro intorno. Accanto c’è una pasticceria giapponese e compriamo un mochi al sesamo. Torniamo davanti al locale alle 10:40.
Ancora solo quel signore. Vediamo un padre con un figlio che parcheggiano la bicicletta e si mettono in fila.
Allora ci sediamo accanto subito. Nei successivi 15 minuti inizia a venire gente di botto: vecchietti, ragazzi, coppie. Tutti che si mettono in fila.
Noi siamo i quarti. Ci sentiamo privilegiati.

Il locale apre alle 11 spaccate con un forte “Benvenuti!”. Entriamo, non sappiamo bene cosa scegliere e prendiamo quello che appare più semplice.
Il posto è veramente ben tenuto. Il ramen ci arriva dopo qualche minuto.
Veramente semplice: i noodles, qualche fetta di maiale, i germogli di bambu e dei filini di qualche tipo di cipollotto.

In poche parole: fantastico. Il brodo aveva un sapore cosi intenso ma anche cosi leggero che veramente faceva da protagonista sul resto. Spazzolato in men che non si dica.

Un bellissimo ricordo.
Certo, è un po’ lontano e sinceramente non vale la pena venire fino a qua per provarlo (ce ne stanno tantissimi di ramen livello sparsi per tutta Tokyo), ma per noi che passiamo vicino alla zona ogni giorno non è stato un problema farci un salto.

Il locale si chiama Shibasakitei.


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