Una grossa pietra, soprannominata “assassina”, che secondo il folklore giapponese conteneva lo spirito di una creatura malvagia, è stata trovata spezzata dopo quasi mille anni rendendola, teoricamente, di nuovo libera.
Si chiama Sessho-seki ed è un grosso sasso vulcanico, in cui secondo la leggenda si era trasformata Tamamo-no-mae.
La storia narra che Tamamo-no-mae fosse una kitsune maligna, creatura dalle sembianze di una volpe con nove code, che durante i millenni assumendo l’aspetto di una donna affascinante, ha soggiogato i sovrani prima in Cina, poi in India, poi di nuovo in Cina ed infine in Giappone, conducendoli a compiere atti malvagi o sconsiderati.
A Kyoto nel dodicesimo secolo era sul punto di far portare a compimento una congiura per uccidere l’imperatore Toba. Fu però scoperta e fatta scappare a Nasu, prefettura di Tochigi, dove fu poi combattuta e per salvarsi si trasmutò in un masso.

Sessho-seki, la pietra assassina simbolo della zona termale di Nasu
Questo masso, il Sessho-seki, si trova a Tochigi, prefettura a circa 100 km a nord di Tokyo.
Tochigi è famosa per il parco di Nikko, che ospita il meraviglioso santuario shintoista Toshogu dedicato alla memoria di Tokugawa Ieyasu.
Verso la parte nord della prefettura troviamo invece la zona di Nasu, conosciuta principalmente per le sue terme sulfuree.
E’ proprio qui che è situata la Sessho-seki.
La leggenda dice che, dopo essercisi trasformata Tamamo-no-mae, dal suo interno iniziarono a spargersi gas velenosi che uccidevano qualsiasi essere vivente si avvicinasse. Questo rese la zona circostante desolata e quasi priva di vita, dandole il nome di “pietra assassina”.
Sempre secondo alcuni dei racconti tramandati, un monaco buddista di nome Genno, fermatosi nel pressi della pietra, venne attaccato da Tamamo-no-mae. Combattendola la respinse e la purificò cacciandola, distruggendo la pietra in più parti. Una parte del masso è però infatti rimasta, lasciando ancora del mistero intorno alla leggenda.

Come si vede una crepa profonda era già presente. Gli esperti dicono che i vari effetti climatici hanno piano piano scavato con il tempo il masso, fino a portarlo alla rottura.
Qualche giorno fa un turista ha infatti immortalato la “pietra assassina” completamente spezzata in due. Su twitter la notizia, per quanto si rifaccia comunque ad una leggenda, ha creato molto scalpore. Non perforza per la “paura” del risveglio di forze negative, ma anche semplicemente per l’impatto dato dalla rottura di un simbolo importante nella cultura giapponese.
Tamamo-no-mae, la kitsune, volpe a nove code, che soggiogava i sovrani

The Metropolitan Museum of Art, New York. H. O. Havemeyer Collection
Le kitsune in generale sono delle creature molto importanti nel folklore giapponese. Sono simbolo della fertilità, dell’agricoltura e del riso ed hanno l’aspetto di una volpe (kitsune in giapponese vuol dire volpe). Più sono anziane e potenti più code possiedono.
I vari racconti le rappresentano come capaci di cambiare forma, spesso assumendo quella di una donna affascinante. Possono essere sia benevole che malvagie. E Tamamo-no-mae è stata una kitsune malvagia e potente.
La sua storia è stata tramandata in varie forme, tra cui ad esempio spettacoli di teatro Kabuki o teatro No, opere di ukiyo-e, libri e film.
Prima dell’arrivo in Giappone, gli inganni perpetuati in Cina ed India

Tamamo-no-mae era solita prendere la forma di una donna affascinante per poter manovrare a proprio piacimento i sovrani e indurli a compiere azioni malvagie.
La prima apparizione la fa nel 1000 a.c. in Cina. Prese le sembianze di Daji, la consorte preferita del Re Zhou. Lo soggiogò e lo spinse a governare malamente il suo popolo con il terrore, portando però la sua dinastia, la Shang, alla rovina ed alla fine.
Scappando dalla Cina la kitsune maligna si spostò poi nell’antica India, diventando Lady Kayō. Sempre sfruttando la sua bellezza ed intelligenza (di cui sono provviste le kitsune) manovrò il principe Hanzoku e lo portò ad esercitare terribili azioni violente, tra cui la decapitazione di un migliaio di uomini. Fu scoperta e sconfitta anche questa volta.
Tornò in Cina e nel 780 a.c. prese di mira il Re You della dinastia Zhou. Fu fatta poi scappare di nuovo.

L’arrivo in Giappone della kitsune e la trasformazione nella pietra assassina
Scelse quindi come sua prossima meta il Giappone. All’inizio del dodicesimo secolo, sotto il nome di Tamamo-no-mae, divenne la cortigiana preferita dell’imperatore Toba.
Lo fece innamorare e lo portò alla malattia, ma fu smascherata dal divinatore Abe Yasunari, che le impedì di portare a termine il suo piano per la rovina della nazione.
La kitsune malefica scappò, ma venne poi scoperto che si stava rifugiando a Nasu. L’imperatore organizzò una spedizione per combatterla che la sconfisse; Tamamo-no-mae quindi si trasmutò in un masso.

La pietra che oggi è chiamata appunto Sessho-seki, “pietra assassina”, è stata trovata spezzata qualche giorno fa.
Le leggende spesso sono metafore, racconti romanzati per trasmettere un messaggio. La storia dietro a questo masso non è nemmeno molto chiara.
La notizia ha però colpito molti giapponesi.
Probabilmente perchè attualmente l’umanità sta passando un periodo tragico sotto vari aspetti. Che sia collegato?